Dramione

Dramione

mercoledì 30 novembre 2011

Miglior Fan Fiction del mese di Novembre



A cura di Venenum.



“C’erano sapori che a provarli sulla punta della lingua lasciavano impressioni diverse. Ottobre aveva un sapore del genere, ma più disperato.
A una bambina sembrava quello di un chicco d’uva rossa, scurissima, da masticare dopo averne consumato qualche strato con unghie mangiucchiate e labbra sporche di succo aranciato. Per lui, ottobre sapeva di vino elfico e calici che qualche volta si frantumavano sotto la pressione di dita troppo rabbiose per essere innocue.
Draco Malfoy quella sera non aveva bevuto, ma la bambina aveva saccheggiato la scodella della frutta come se il bisogno di quel tesoro per lei fosse quasi doloroso.”

E’ così che inizia la migliore fan fiction del mese di Novembre. Una frase delicata, che ti graffia la gola e ti costringe a continuare a leggere. Che “Monsters – shower me with lullabies” sarebbe stata un’altra perla di Atopika, l’avevamo capito subito. Per questo motivo, quando abbiamo discusso di questo premio, eravamo certe che non potesse esserci storia migliore da premiare e acclamare.
“Monsters – shower me with lullabies” parla di cotte giovanili, c’è una Astoria bisognosa di capire la morte, ma anche l’amore, di poter affrontare entrambi i sentimenti. Parla di mostri che non se ne vogliono andare, che si annidano dentro di loro; parla di incubi che possono trasformarsi in realtà e ci giura che possiamo affrontarli, questi incubi e questi mostri, per poi essere più forti di prima.

“Conoscere i propri mostri.
Avevano capito tutti che un bambino ci vede meglio, perché solo i bambini hanno paura del buio, perché riescono a vedere ombre del futuro e le vedono mostri. Avevano anche capito che il ricordo dei mostri li avrebbe accompagnati per tutta la vita, e tutte le notti l’avrebbero rivisto vividissimo, come reale.
Conoscere i propri mostri… e poi farci l’amore.”

In soli due capitoli Atopika ci ha fatto vivere un anno di emozioni, ricordandoci le nostre gioie passate, riportandoci a quei tempi, in cui l’ennesimo sorriso del nostro primo amore sembrava un gioiello da custodire con malcelata felicità.

“Sapevano che avrebbe nascosto l’ultima cosa dietro la pietra, e poi avrebbe chiuso tutto con un incantesimo potentissimo, dietro il sigillo di un amore perfetto, salutato con un bacio che resta, anche se era stato un bacio d’addio.
Per esempio… quei due lo sapevano che era proprio quella la vita? Che la vita è come un bacio che resta? Forse doveva dirglielo lei, ma sembravano così distratti…
Lei tremava, se Draco mormorava il suo nome – Hermione, ho deciso di offendermi – lei tremava, se Draco provava a darle un bacio che resta. Ma lei, proprio lei, stava un po’ meglio.”

Il tempo trascorre lento quando ci immergiamo in questa storia. Perché proviamo il vero amore, leggendo queste righe. L’amore di una sorella viva per quella morta – l’immortalità di un sentimento che mai si consumerà – l’amore sfuggente di Draco e Hermione – che sembra proprio come un bacio che resta, come un ricordo che li invaderà sempre.
Ho intervistato Atopika riguardo a questa storia, è stata gentilissima e apertissima – l’intervista sarà resa pubblica il cinque di Dicembre – ma vorrei condividere con voi due estratti che, ancora una volta, ci fanno capire la bellezza e la bravura di questa autrice.

Atopika, hai recentemente scritto “Monsters”; che cosa ci racconti di questa storia, che fin dal primo capitolo mi ha conquistata? Come è nata l’idea di inserire dei mostri collegati alla realtà e ai sogni? I protagonisti hanno appena ripreso a vivere; dopo la guerra tutto è mutato, credi che sia questo uno dei fattori scatenanti o dobbiamo scavare più in fondo, pensando al passato di Hermione, di Draco e di Astoria?

Ciao a tutti! Per me è un onore ritrovarmi qui a condividere un po' di panna col gruppo. E a proposito di stile infiammabile e camini sempre accesi... prometto di tenermi lontana dall'accendino. Oggi si va avanti a candele, fanno più atmosfera!
Monsters è nata da un periodo di cui ho difficoltà a parlare, dalle riflessioni che ho maturato dopo settimane in cui mi sono sentita circondata dalla morte. Monsters è nata quando ho accettato che, per quello che ho scelto di fare nella vita, dovrò affrontare la morte più o meno ogni giorno. Così ho sentito il bisogno di rielaborarla. 
Sognare i mostri è un'esperienza comunissima, soprattutto quando si è bambini. Il mio pensiero l'ho trasmesso a Draco: da grande sogni ancora i mostri, ma quei mostri non nascono dalla paura per il futuro. A un certo punto ti rendi conto che proprio quei mostri sono ricordi del giorno prima. E allora ti senti spiazzato, se non riesci ad affrontarli. 
Per affrontarli ti viene in mente che devi conoscerli. C'è qualcosa di bizzarro in tutto ciò? Sì, ed è l'eventualità che certe volte ti avvicini così tanto, a quei mostri, da finire a farci l'amore. È una cosa da uscirne pazzi. Voglio dire: sono abbastanza convinta che una volta, mentre ci riflettevo, ho avuto le vertigini. 
Prima di capire che la questione era effettivamente molto semplice e prevedibile: quei mostri sono una parte di noi. Ci fai l'amore ed è come se ti abbracciassi.
Il fatto che Monsters inquadri il periodo successivo alla guerra è più legato a una questione di gusto personale. Mi sono accorta di amarlo perché mi dà la possibilità di infilarmi in un'atmosfera malinconica, a tratti sfuggente, ma piena di vita – di tutta quella che i personaggi vogliono recuperare. 
Naturalmente è anche una scelta strutturale: infilare i ricordi della guerra tra una riga e un'altra mi ha permesso di avvicinarmi a mostri d'elite, e si sa che uno è sempre curioso di spogliare qualcosa di esclusivo.

In “Monsters” troviamo delle parole particolari ma soprattutto cadute in disuso. Non è raro trovarle nelle tue storie – e per questo ringraziamo la tua immensa cultura – ma in un’epoca in cui vige il linguaggio SMS come ti trovi a inserirle in un contesto come EFP?

È vero. Ogni tanto utilizzo parole così morte che mi chiedo se una mia storia non sia un cimitero. Ma non lo faccio nella speranza di farle risorgere.
La mia voglia di rischiare con parole ormai cadute in disuso parte da una voglia ben più consistente: quella di ridere. Ci sono delle volte in cui vedi un sistema, un qualcosa che proprio non ti piace, e allora la reazione naturale ti porta ad agire in maniera opposta. A quel punto rischi di essere ridicolo pure tu (ma non fa niente: appena scrivo parole indicibili mi ripeto "panna e fragole" così tante volte da convincermi che siamo alla normalità).
Il linguaggio SMS fa parte dell’evoluzione della lingua, che è sempre una cosa in movimento lungo la storia. Per come la vedo io il problema del linguaggio SMS è la frattura che scava non col passato, ma col futuro. Ogni volta che si è evoluta, la lingua mirava a qualcosa, a volte non molto preciso, ma una meta c’era. Il linguaggio SMS non ha trovato nemmeno la sua direzione, se non quella dell’incomunicabilità.
Che sorprendentemente è anche il dramma di Hermione in Mosters. Il ragazzo medio può mai capire tutte le parole di cui si riempie la bocca? Assurdo.
Il percorso che ho fatto con Hermione è stato in qualche modo facile, perché non si trattava di un’intera generazione, ma solo di una ragazza da salvare. Io ho pensato a come salvarla, e lei ha pensato a cosa fare per salvarsi. Ci sono alcune scene in cui è vicinissima a Draco. Sono quelle le parti in cui risolve il problema dell'incomunicabilità.
Quando si presenta da Draco con la maschera da mostro e lui le chiede se per caso voglia sentirsi mostruosa, Hermione non gli risponde con un epiteto inconcepibile, ma con la più semplice delle frasi, che infatti è aperta a qualche interpretazione di troppo: una volta tanto le andava bene così.
Nella scena di sesso si trovano ancora più lontani dall’incomunicabilità, perché è lì che succede l’assurdo: Hermione non dice nemmeno una parola impossibile, anzi spiega qualcosa che aveva lasciato in sospeso, e lo fa con una semplicità che fino ad allora l’aveva terrorizzata: «il mezzo fraudolento. Sono le tue mani». Proprio mentre Draco pensava a una parola impossibile (ruscellante!) e si diceva che le calzava proprio bene. 
Allora hanno trovato un punto d’incontro, e la soluzione al problema in cui li avevo ficcati.
Alla fine con loro ho avuto una risposta anche io. Almeno, se la prossima storia sarà comunque un cimitero, avrò creato qualcuno impaziente di portarmi i crisantemi.



Morgana ha detto di questa storia:
Una fanfiction unica nel suo genere, una coppia usata da molte autrici e in molti modi, ma Atopika è stata in grado di mettere in risalto quel lato umano che troppo spesso ci dimentichiamo. Bellissima, impossibile non amarla.

“Monsters – shower me with lullabies” è quella storia che potrebbe sempre farti compagnia. Una storia da tenere sul cuore.

1 commento:

  1. Atopika (qui tralascerò per rispetto il modo in cui ti chiamo), sei il miglior Leprotto Marzolino che potessi immaginare. Il non senso perfettamente sensato delle tue storie e delle tue chiacchiere mi lascia ogni volta sorridente in modo totalmente ebete. Grazie.

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