Dramione

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sabato 11 febbraio 2012

Vuoi ballare, Hermione?

Di IvanaEFP


E allora intuiscono sin da subito che quella luce
può accecare e fare male più del buio
in cui sono stati immersi fino a quel momento.

(E vide la luce- Diariaedivento)


Il vento gli soffia tra i capelli: li scompiglia debolmente, premurosamente, analogamente alle dita fragili e appagate di un amante.
Le spighe di grano, pronte al raccolto, fluttuano sotto le spinte dello stesso vento freddo – le foglie rivolte al cielo lugubre, senza stelle - e sembrano volteggiare avvolte da luci colorate, palcoscenico perfetto per un’esibizione altrettanto perfetta. La luna proietta bagliori lattei nel campo. Lì intorno tutto tace.
- Hermione, sei qui? - è un gemito a spezzare la tetra quiete che vi regna; un sussurro che somiglia al mare in tempesta, o a un raffreddore, o a un singhiozzo, o al sibilo di un traditore.
Ha pregato ogni giorno per vederla – la disperazione di un assassino, la follia di un pazzo - dopo averla uccisa per amore, o per rancore.
Ha cominciato nel momento stesso in cui il veleno le è sceso in gola, bruciandole la faringe, annebbiandole la vista, bloccandole il respiro.
Ha udito il vento ansimargli nei capelli e le spighe spingersi verso l’infinito, macchiate di sangue e di peccato; testimoni silenziosi di una storia d’amore che si diceva eterna, ma che è finita violentemente.

***

Nonostante tentasse di toccarlo, il vento continuava ad allontanarla. Hermione – il sangue a colarle dalle labbra violacee, i capelli a scendere come serpenti incantati lungo una sporca veste - allungò ancora le braccia.
Per la prima volta da quando quell’uomo le aveva tolto violentemente la vita, dopo averla baciata, e amata, e poi tradita, sentì di essere pronta a perdonarlo.
- Draco…
Il ragazzo si agitò sotto il vento prepotente, come ad aver udito il sussurro di un fantasma.
- Hermione? - la stanchezza gli segnava lo sguardo, e Hermione provò pietà per l’uomo che aveva amato e odiato, nonostante il sangue continuasse a suggerirle di non cedere alla tentazione.
L’amore per Draco era simile alla litania che incanta un serpente. E Hermione ne era rimasta ferita, avvelenata dai denti sottili e incantata dalle parole dolciastre.


- Ti amo, Hermione.
- Ti amo.
- Anche se non so ballare?


***

Il vento soffiava ancora e ululava.
La luna era ancora alta e splendente, così attraente nella sua pallida e florida presenza.
Il campo di grano danzava ancora e Draco sentiva il sussurro del suo fantasma sussurrargli all’orecchio.
Continuò a sentirlo finché non giunse lì dove le aveva tolto la vita: i resti del tavolo imbandito, le candele ricoperte di terra e cenere, la fradicia coperta dove Draco le aveva giurato amore.
Hermione gli aveva creduto? Si era abbandonata alle parole e alle carezze di un vigliacco?
D’un tratto, alla presenza del sangue secco, Draco smise di sentirla.
E le mancò. Di nuovo.

***

- Vuoi ballare, Hermione?                                     
Il vento smise di allontanarla. Draco chiuse gli occhi. Hermione si avvicinò, lo toccò, e mentre il vento ululava una melodia, litania di amore e di morte, Draco sentì sulla sua pelle le dita fresche di Hermione, e Hermione sentì sulla sua carne  il tocco di Draco.
In fondo al campo vide la luce.